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Mare Salento |
Insenature rocciose odorose di mirto e distese di sabbia bianchissima. Antiche torri d'avvistamento e boschi di pini d'Aleppo
Angoli segreti, calette poco affollate, sentieri silenziosi nella macchia mediterranea: esistono ancora posti così, anche se sempre più rari. Nascosti nei trecento chilometri di costa del Salento che, dallo Ionio all'Adriatico, sfilano davanti agli uliveti secolari, i pini d'Aleppo, le torri di avvistamento, le scogliere a strapiombo e le distese di sabbia bianchissima. A partire dalle
Arrivati, dopo una manciata di chilometri, al Lido degli Angeli, un susseguirsi di dune alte fino a 8 metri e mare dai colori caraibici, la spiaggia libera fa posto a quella attrezzata. Consigliato un bagno al tramonto al Samanà Beach, un lido con ombrelloni indonesiani e divanetti sistemati nella pineta retrostante; o al Bonavista del vicino Torre Lapillo, con tanto di chiringuito all'ingresso e chiosco in spiaggia. Il tratto di costa nella zona di Porto Cesareo è uno tra i più ricercati. Un'area marina protetta dove, seguendo percorsi guidati (i sentieri blu), si può andare alla scoperta delle formazioni di coralligeno, di praterie di posidonia e di tante grotte che rendono lo scenario sommerso davvero sorprendente. Sui fondali non è difficile imbattersi in reperti archeologici, come le colonne romane a pochi metri dalla costa, ma sono soprattutto i molluschi, i crostacei e le testuggini ad attirare la curiosità dei subacquei. E poi qui è di casa la Turritopsis nutricula, la medusa immortale, l'unico organismo in grado di invertire il proprio ciclo biologico e non morire mai. Tra spiagge libere e lidi attrezzati, ce n'è per tutti i gusti: il Goa e il Bahia del Sol sono molto frequentati dai giovani; il Togo Bay è attrezzato anche per i disabili e ha grandi baldacchini e lettoni in stile africano; l'Orange Sun, già da tempo sold out per gli ombrelloni, merita una sosta per l'ottimo ristorante e gli eventi musicali.
Dirigendosi a sud, s'incontrano Torre Squillace e la magnifica baia di Sant'Isidoro. Un ritorno alla tranquillità suggellato dall'incontro della Palude del Capitano con centinaia di rarità botaniche che svettano tra le spundurate, le depressioni nel terreno inondate di acque salmastre, e dagli spettacolari affacci sul mare del Parco Regionale Naturale di Portoselvaggio. Attraversato il grande bosco di pini d'Aleppo, si raggiunge la minuscola spiaggetta di ciottoli per tuffarsi nella baia verde-blu. Basta spostarsi sulla destra di pochi metri e, attraverso un sentiero che sa di timo e ginepro, ci si ritrova in piccole insenature ricche di anfratti ed ex cave messapiche, dove fare un bagno nelle numerose sorgenti di acqua dolce.
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