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giovedì 14 aprile 2011

Il vino : i consumi calano

Pubblicato da Masseria Cappuccini

L’Italia del vino produce troppo, comunica troppo poco sul mercato interno e non sa fare sistema né dentro né fuori i confini nazionali: in sintesi, è quanto emerge, in data 28 febbraio 2011, dal dibattito sul calo dei consumi interni, proposto da Vinitaly, il più importante Salone internazionale dedicato al vino.
Diminuiscono i consumi interni perché il comparto manca di strategie condivise e non sa fare cultura e comunicazione. Ne sono convinti Lucio Mastroberardino, presidente Uiv (Unione Italiana Vini), il direttore commerciale di Cantine Riunite Nino Visco, il giornalista Marco Gatti, il presidente di Ais (Associazione Italiana Sommelier) Antonello Maietta e il creativo Riccardo Facci della Facci&Pollini.
Sono tre le domandi sulle quali si basa il confronto:
• Può il Paese primo produttore vivere di solo export, con i rischi rappresentati dalle fluttuazioni monetarie e dalle agguerrite politiche di marketing e distribuzione dei competitori dei cosiddetti Nuovi Mondi?
• Il gap del mercato italiano è di natura economica, culturale o è un problema di comunicazione?
• perché al contrario il trend dell'export è in crescita?
Varie le motivazioni che limiterebbe il mercato interno: secondo Marco Gatti, « invece di promuovere la conoscenza e la cultura del bere consapevole, da tempo il vino è oggetto di un’ingiusta demonizzazione»; è d’accordo Nino Visco, che, pur non trovando del tutto negativo il principio per cui “si beve meno ma si beve meglio”, riconosce come un problema l’inasprimento della disciplina in materia di guida, che ha portato i consumi fuori casa a meno del 20% del totale. Per Riccardo Facci c’è anche una «difficoltà di comunicare il prodotto vino e quindi alcool che ha impedito un sereno sostegno da parte delle istituzioni, spesso divise tra la necessità di sensibilizzare sul tema della sicurezza alla guida e la promozione dei prodotti italiani a base alcolica». Facci va oltre nell’analisi e afferma: «le imprese italiane sono restie a fare sistema e non sono riuscite a comunicare il loro prestigio in modo moderno, strutturato e coordinato come invece fanno i cugini francesi. Loro sono un ottimo esempio di come si può sommare un robusto sostegno da parte delle istituzioni a una talentuosa cultura del comunicare». Parole di chi vede il mondo del vino dal di fuori, ma che sembrano dare ragione a Mastroberardino, che questo mondo lo conosce dall’interno, quando dice che “il problema della comunicazione riguarda la mancanza di politiche unitarie della filiera”. E, a chiusura della discussione, al Vinitaly, verrà presentata una specifica ricerca di mercato, commissionata per capire il fenomeno e le strategie possibili da adottare.

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